I motociclisti stanno aspettando da più di un anno l’introduzione del contratto standard.

Il decreto numero 179 del 18 ottobre del 2012, all’articolo 12, convertito con modificazioni nella legge numero 221 del 17 dicembre del 2012, infatti, prevedeva l’introduzione di un contratto standard per le assicurazioni di auto e moto: in pratica, tutte le compagnie avrebbero dovuto mettere a disposizione dei clienti che ne avessero fatto richiesta, in agenzia o su Internet, una polizza identica.

La messa in pratica della legge, tuttavia, è stata ostacolata dal parere negativo giunto in proposito dal Consiglio di Stato, che ha fatto sì che il ministero dello Sviluppo Economico bloccasse tutto.

Ma a cosa sarebbe servito – o servirebbe – il contratto standard? Basta un esempio concreto per capirlo: quando il proprietario di un ciclomotore o di un motociclo si trova a confrontare cinque preventivi differenti provenienti da cinque compagnie diverse, deve fare i conti con una ricca serie di clausole, le une divergenti rispetto alle altre. Con un contratto standard, invece, si potrebbero confrontare polizze omogenee, facilmente paragonabili, e quindi si avrebbe l’opportunità di individuare la tariffa più conveniente.

Inoltre, fino a poche settimane fa si parlava del disegno di legge proposto dall’ex ministro Flavio Zanonato, che intendeva applicare riduzioni tariffarie fino al 10%; non si capiva, però, a cosa quegli sconti sarebbero stati applicati, in assenza di tariffe standard.

Insomma, allo stato attuale ai motociclisti non resta che aspettare che le cose cambino: ma il cielo è molto cupo…



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